si verifica quando l’immersione in un liquido causa soffocamento o interferisce con la respirazione.
La mancanza di ossigeno nell’organismo provoca danni agli organi, in particolare a polmoni e cervello.
I medici valutano gli effetti della mancanza di ossigeno e i problemi associati all’annegamento (come le lesioni della colonna vertebrale in seguito a un tuffo).
Il trattamento si concentra sulla correzione della mancanza di ossigeno e su altri problemi.
L’annegamento può non essere letale (in passato veniva descritto come semi-annegamento) o letale. I ricoveri per annegamento non letale sono circa il quadruplo rispetto ai decessi per annegamento.
L’annegamento rientra nelle prime 10 cause di morte accidentale nel mondo. Nel 2017, negli Stati Uniti l’annegamento è stato la causa principale di morte correlata a lesioni nei bambini di età compresa tra 1 e 4 anni e la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali nei bambini di età compresa tra i 5 e i 9 anni; inoltre, era incluso nelle 10 principali cause di morte accidentale in soggetti di età inferiore a 55 anni.
Gruppi specifici ad alto rischio di morte per annegamento sono:
I bambini afro-americani o provenienti da famiglie di immigrati o impoverite
Sesso maschile (80% delle vittime di età superiore a 1 anno)
Persone che hanno assunto alcol o altre sostanze che influiscono sulla capacità di giudizio e l’attenzione
Persone che soffrono di patologie che causano una temporanea incapacita, quali l’epilessia, che è associata a una possibilità di annegamento 20 volte maggiore tra i bambini e gli adolescenti.
Persone affette dalla sindrome del QT lungo (il nuoto può essere la causa scatenante di certi tipi di alterazioni del battito cardiaco [aritmie] in queste persone)
Persone che assumono comportamenti pericolosi in apnea subacquea (Dangerous Underwater Breath-holding Behavior, DUBB)
L’annegamento è frequente nelle piscine, nelle vasche da bagno bollenti e negli ambienti acquatici naturali. Anche i bambini che muovono i primi passi sono a rischio, persino in presenza di quantità d’acqua non eccessiva, come water, vasche da bagno e secchi d’acqua o altri liquidi, poiché potrebbero non riuscire a liberarsi una volta caduti dentro.
I tuffi, specie in acque non profonde, possono provocare lesioni alla colonna vertebrale o alla testa, con maggiori possibilità di annegamento.
I comportamenti pericolosi in apnea subacquea (DUBB) vengono praticati soprattutto da uomini giovani sani (spesso buoni nuotatori) che cercano di aumentare la propria capacità di rimanere sott’acqua. Sono stati descritti tre tipi di DUBB:
Iperventilazione intenzionale: la respirazione rapida prima di un’immersione riduce i livelli di anidride carbonica, prolungando il tempo necessario affinché i livelli diventino sufficientemente alti da segnalare la necessità di tornare in superficie e respirare
Allenamento ipossico: apnea durante il movimento per estendere la capacità di nuotare a lungo sott’acqua Gli atleti che praticano l’allenamento ipossico dovrebbero effettuarlo soltanto sotto il rigoroso controllo di soccorritori informati sulle finalità dell’allenamento dell’atleta.
Apnea statica: consiste nel trattenere il respiro il più a lungo possibile mentre si è immersi e immobili, praticata anche come gioco
Durante un DUBB, le persone che trattengono intenzionalmente il respiro sott’acqua per periodi prolungati possono perdere conoscenza (definita sincope da ipossia o sincope da apnea) e talvolta annegare.
L’iperventilazione prima del nuoto subacqueo, nel tentativo di aumentare il tempo di apnea, può aumentare il rischio di annegamento.
Quando una persona è immersa sott’acqua, può verificarsi uno dei seguenti due eventi:
L’acqua entra nei polmoni.
Le corde vocali possono andare incontro a grave spasmo che temporaneamente impedisce all’acqua di entrare nei polmoni, ma impedisce anche la respirazione.
In entrambi i casi i polmoni non riescono a trasferire l’ossigeno al sangue. La diminuzione del livello di ossigeno nel sangue porta a danno cerebrale e morte.
La presenza di acqua nei polmoni, in grandi quantità, provoca immediatamente l’annegamento. Quantità minori di acqua, soprattutto se contaminata da batteri, alghe, sabbia, sporcizia, sostanze chimiche o vomito, possono causare lesioni ai polmoni che non sono evidenti per ore dopo la rimozione della persona dall’acqua. Questo problema viene talvolta definito annegamento secondario. Le lesioni ai polmoni a loro volta provocano ulteriore deprivazione di ossigeno. L’acqua dolce presente nei polmoni viene assorbita nel sangue circolante
Lo spasmo delle corde vocali potrebbe manifestarsi solo dopo che la persona viene rimossa dall’acqua. In tal caso, ciò avviene solitamente in pochi minuti. Dato che l’acqua non penetra nei polmoni, questa condizione è talvolta definita annegamento secco.
L’immersione in acqua fredda presenta sia effetti positivi che negativi. Il raffreddamento dei muscoli rende difficile nuotare e la temperatura corporea a livelli pericolosamente bassi (ipotermia) può compromettere le capacità mentali. Il freddo, tuttavia, protegge i tessuti dagli effetti dannosi della privazione d’ossigeno. Inoltre, l’acqua fredda stimola il riflesso da immersione dei mammiferi, che può prolungare la sopravvivenza in acqua fredda. Il riflesso da immersione rallenta il battito cardiaco e devia il flusso del sangue da mani, piedi e intestino al cuore e al cervello, aiutando quindi a salvaguardare questi organi vitali. Si tratta di un riflesso più pronunciato nei bambini rispetto agli adulti; pertanto, i bambini hanno maggiori possibilità di sopravvivere a immersioni prolungate in acqua fredda rispetto agli adulti.
I bambini hanno maggiori probabilità di sopravvivere a immersioni prolungate rispetto agli adulti.
Le persone che stanno annegando e lottano per respirare non riescono in genere a chiedere aiuto. I bambini che non sanno nuotare possono rimanere sommersi dall’acqua in meno di 1 minuto; gli adulti, invece, riescono a lottare più a lungo.
In seguito a un salvataggio, si possono manifestare vari sintomi e riscontri. Alcune persone manifestano leggera ansia, altre possono essere in pericolo di vita; possono essere vigili, soporose o in stato di incoscienza, altre ancora magari non respirano. I soggetti che respirano possono avere affanno o vomito, tosse o respiro sibilante. La cute può apparire bluastra (cianosi), indicando livelli ematici di ossigeno insufficienti. In alcuni casi, i problemi respiratori si rendono evidenti solo molte ore dopo l’immersione.
Alcune persone rianimate dopo un’immersione prolungata evidenziano danno cerebrale permanente a causa della mancanza di ossigeno. Se si inalano particelle estranee si può sviluppare un annegamento secondario, con polmonite da aspirazione o sindrome da distress respiratorio acuto, e di conseguenza respirazione difficoltosa per periodi prolungati. Tale respirazione difficoltosa può diventare grave o evidente solo dopo che sono trascorse ore dalla rimozione dall’acqua. L’annegamento in acqua fredda è spesso associato a ipotermia.
Valutazione medica dei sintomi
Misurazione dell’ossigeno nel sangue
I medici elaborano la diagnosi di annegamento basandosi sul racconto dell’evento e sui sintomi del soggetto. La valutazione del livello ematico di ossigeno e la radiografia del torace aiutano a valutare l’estensione del danno ai polmoni. La temperatura corporea consente di verificare la presenza di ipotermia.
Altri esami, come le radiografie e la tomografia computerizzata (TC) permettono di diagnosticare eventuali traumi alla testa e alla colonna vertebrale. Talvolta si procede anche con un elettrocardiogramma (ECG) e con esami del sangue per giungere alla diagnosi di disturbi che possano aver favorito l’annegamento. Ad esempio, la presenza di certe aritmie cardiache non riconosciute precedentemente può provocare stati di incoscienza durante il nuoto.
Bisogna evitare l’uso di alcol e droghe prima e durante il nuoto, un giro in barca (anche come passeggeri) o mentre si sorveglia un bambino vicino all’acqua.
Le piscine devono essere adeguatamente recintate, perché rappresentano uno dei luoghi più frequenti di incidenti da annegamento. Inoltre, tutte le porte e i cancelli che portano all’area della piscina devono essere chiusi. I bambini che si trovano all’interno o vicino a specchi d’acqua, comprese piscine e vasche da bagno, devono essere costantemente tenuti sotto controllo, a prescindere da quale dispositivo di galleggiamento utilizzino. Preferibilmente, la supervisione deve essere effettuata da una persona nelle immediate vicinanze. Dato che neonati e bambini piccoli possono annegare anche in pochi centimetri di acqua, possono risultare pericolosi persino dei recipienti pieni d’acqua, come secchi o casse di ghiaccio. Gli adulti devono svuotare tali contenitori immediatamente dopo l’uso.
I bambini piccoli che giocano vicino a specchi d’acqua dovrebbero indossare giubbotti salvagente o dispositivi di galleggiamento omologati (negli Stati Uniti dalla Guardia costiera). Gli ausili per il nuoto pieni d’aria e i giocattoli in schiuma espansa (braccioli, tubi galleggianti e simili) non sono adatti per la sicurezza di chi nuota e non devono sostituire l’equipaggiamento omologato dalle autorità competenti in materia.
Prendere lezioni di nuoto riduce il rischio di annegamento fatale nei bambini fra 1 e 4 anni. Il nuoto è ideale per tutti i bambini. Tuttavia, anche i bambini che hanno frequentato corsi di nuoto devono essere sorvegliati se si trovano in prossimità dell’acqua.
I nuotatori devono usare il buon senso ed essere consapevoli delle condizioni atmosferiche e di quelle dell’acqua. Il nuoto deve essere interrotto se il soggetto sente o appare molto freddo. I soggetti affetti da convulsioni ben controllate non devono necessariamente evitare il nuoto, ma prestare attenzione in acqua, sia che si trovino in barca, sotto la doccia o nella vasca da bagno.
Per ridurre il rischio di annegamento, una persona non deve nuotare da sola e deve farlo solo in zone controllate da bagnini. Chi nuota in acque oceaniche deve imparare a sfuggire alle correnti di marea (forti correnti che allontanano dalla spiaggia) nuotando in parallelo alla spiaggia piuttosto che verso di essa. Le persone che praticano attività di apnea subacquea pericolose devono essere sorvegliate e devono conoscere i pericoli di tali attività. Non è necessario attendere un’ora dopo mangiato per nuotare.
Non è necessario attendere un’ora dopo mangiato per nuotare.
È consigliabile per chiunque, in barca, indossare un giubbotto salvagente omologato, che è obbligatorio per chi non sa nuotare e per i bambini piccoli. Le lesioni vertebrali possono essere prevenute evitando i tuffi in acqua bassa.
Le zone di accesso al pubblico devono essere sorvegliate da bagnini addestrati alla sicurezza in acqua, alle tecniche di rianimazione e al salvataggio. Nei pressi della piscina devono essere sempre presenti salvagenti, giubbotti di salvataggio e un’asta di salvataggio (una lunga pertica che termina con un gancio), e i centri acquatici devono sempre avere accesso a defibrillatori esterni automatici, attrezzature per liberare le vie aeree e telefoni per contattare il pronto soccorso. I programmi di prevenzione pubblica devono:
Individuare i gruppi ad alto rischio
Insegnare a quanti più adulti e adolescenti possibili le manovre di rianimazione cardiopolmonare (Adults cardiopulmonary resuscitation, RCP)
Insegnare ai bambini a nuotare non appena il loro grado di sviluppo lo consenta
I fattori che incidono maggiormente sulle possibilità di sopravvivenza senza danno cerebrale o polmonare permanente sono:
Inizio immediato della rianimazione (il più importante)
Breve durata dell’immersione
Temperatura dell’acqua fredda
Giovane età
Alcuni bambini sono sopravvissuti senza danno cerebrale permanente dopo un’immersione fino a 60 minuti in acqua fredda. Anche molte persone che necessitano della rianimazione cardiopolmonare possono recuperare completamente, e quasi tutti i soggetti vigili e coscienti al loro arrivo in ospedale guariscono. Le persone che hanno assunto sostanze alcoliche prima dell’immersione vanno più frequentemente incontro a morte o allo sviluppo di danni cerebrali o polmonari.
Respirazione artificiale e rianimazione cardiopolmonare (RCP)
Ossigeno
La rianimazione immediata sul luogo dell’incidente risulta fondamentale per aumentare le possibilità di sopravvivenza senza danno cerebrale. I tentativi di rianimazione devono essere effettuati anche nel caso in cui il tempo d’immersione sotto acqua sia stato prolungato. Se necessario, bisogna provvedere alla respirazione artificiale e alla RCP. La rianimazione bocca a bocca può iniziare prima della compressione del torace, diversamente dalla maggior parte delle altre condizioni che richiedono la RCP.
Il collo deve essere mosso il meno possibile se esiste la possibilità di lesione vertebrale. Le persone rimaste sommerse involontariamente o che mostrano sintomi devono essere trasportate in ospedale, possibilmente in ambulanza. Se il soggetto semi-annegato presenta solo una lieve sintomatologia, può essere dimesso, ma solo dopo diverse ore d’osservazione al pronto soccorso. Se i sintomi persistono per alcune ore e se il livello di ossigeno nel sangue è basso, il soggetto deve essere ricoverato in ospedale.
La maggior parte delle persone necessita di ossigeno supplementare, a volte in concentrazioni elevate o mediante ventilazione ad alta pressione. In caso di respiro sibilante, risultano utili i farmaci broncodilatatori. L’eventuale infezione va trattata con antibiotici.
In caso di immersione in acqua fredda si può avere un raffreddamento pericoloso della temperatura corporea (ipotermia), che richiede un riscaldamento. Le lesioni della colonna vertebrale esigono un trattamento particolare.